Biografia


Bruno Donzelli nasce a Napoli nel 1941; pittore e incisore di stampo ironico-satirico-concettuale, è andato sviluppando nel corso del tempo il suo linguaggio partendo dall'esperienza Pop e Cobra, passando attraverso un'ironica concettualità e soprattutto ripercorrendo i temi propri delle avanguardie storiche, riproponendoli dopo averli rivisitati e corretti, come citazioni esplicite.
Dal punto di vista tecnico, predilige il collage, l'assemblage e la tecnica mista; importante è inoltre l' uso che egli propone del colore, teso a esasperare i motivi formali del primo Novecento, che risultano ripristinati in chiave ipercromatica e, conseguentemente, esplicitamente ironica.
Con le esperienze dei primi anni Settanta l'artista pone l'attenzione alla rilettura delle immagini attinte dal repertorio delle avanguardie del nostro secolo come attestano dipinti quali, ad esempio, Nuove Piazze d'Italia del 1970, opere che espone nelle personali tenute a Firenze e Genova.
Nel novembre del 1998 la Galleria Fall di Parigi allestisce una sua esauriente mostra personale che riscuote positive critiche ed ampi consensi. Nel 1988 è presente nella mostra Saturnus a cura di G. Lemaire all'Université de Touluse le Mirail e successivamente al Museo Pablo Gargallo di Saragozza, alla Galleria Maeght di Parigi nella mostra Les Cafés littéraires.
Dal 1989 si è dedicato anche a lavori su ceramica realizzando a Deruta (Perugia), pezzi unici e serie di multipli dipinti a mano. Nel 1999 realizza il Calendario Buffetti. Nel febbraio 2000 viene inaugurata, alla presenza di oltre duemila persone, una sua grande mostra antologica alla Reggia di Caserta. L'esposizione accompagnata da un catalogo monografico edito da Charta, raccoglie oltre settanta lavori degli ultimi trent'anni, ripercorrendo con attenzione critica l'itinerario artistico di Bruno Donzelli.
Oltre alle numerose esposizioni nazionali ed internazionali ed alle più di duecento mostre personali, è presente negli anni alle più importati fiere d’arte: Bologna Arte Fiera; Milano Miart; Basilea; Colonia; Miami; Barcellona etc. Mostra itinerante in spazi museali in Spagna nel 2006/2007 ad Alicante, Valencia e Barcellona con catalogo monografico edito da Triquiñuela de Artes.
Nel 2007 mostra personale al Maschio Angioino di Napoli con ampia monografi di Gillo Dorfles
 
 
Le Mani di Bruno Donzelli. Tracce di Identità nel Crogiuolo della Storia
Scritto da Ivan Fassio — 24 giugno 2012 
 
Nell’opera di Bruno Donzelli, il piacere della citazione e l’attenzione alla memoria sono strettamente legati alla necessità di lasciare una traccia lungo il percorso artistico, in modo da poter sempre ritrovare una strada del ritorno, una via d’uscita al gioco dei riferimenti. Come in una favola postmoderna o in un esercizio di stile, a giocare le parti dei protagonisti saranno le strutture narrative, gli elementi archetipici dell’intreccio, i moduli ricorrenti del racconto. A questo proposito, già nel 1967, Enrico Crispolti introduceva così l’artista: “È decisamente fabulistico il narrativo di Donzelli: anche la favola è confitta nello spessore del nostro orizzonte quotidiano, del quale intende offrirci la compresente varietà e le molteplici diramazioni.”
 
Il suo cammino prende le mosse da una sorta di confortante ornamento della sofferenza, in cui i colori e lo sfarzo del circo trattengono le lacrime della tristezza di fondo. La serie di Ormare, in cui i temi dell’impronta e del calco si affacciano su un bizzarro crogiuolo inventivo e dissacrante di rimandi, segna, a partire dagli anni Ottanta, un punto fermo all’interno della poetica dell’autore. Il suo sistema inscena una particolare fagocitosi, che tende ad inglobare e a trasformare un concetto fino a poterlo riproporre secondo codici di lettura originali. La citazione, tanto verosimile dal punto di vista iconografico da sfiorare l’idea del falso, sarà giustificata dalla capacità combinatoria, dalla coniugazione e ridistribuzione dei tasselli ricorrenti di un racconto personale.
 
Superato il confine dell’irriverenza e oltrepassato il limite sacrale della produzione artistica, Donzelli si interroga sulla possibilità di un ritorno all’unicità dell’esperienza estetica. La serie delle mani, che possiamo osservare allo Studio Fornaresio di Torino, pone l’accento sull’importanza del sigillo irriproducibile che garantisce la validità dell’opera. Nelle tele Mano di Giorgio de Chirico e Mano di Mario Sironi, Donzelli stampa una mano, a testimonianza del grado di autenticità dichiarato dal titolo sottosatante, anch’esso parte integrante dell’operazione artistica. Allo stesso tempo, il palmo aperto indica un divieto, segnala un impedimento per lo spettatore, un’impossibilità di varcare la superficie della tela. Salvaguardare un residuo estremo di sacralità dell’arte sembra essere il nuovo gioco dell’autore. Dopo aver indagato audacemente i campi della riproducibilità di schemi e modi, Donzelli ritorna sui propri passi per mettere in discussione, ancora una volta, il concetto di identità unica e irrisolvibile. L’intenzione dell’autore pare essere la lettura della storia dell’arte seguendo i moduli di una struttura fiabesca, in cui il cammino dei personaggi si muove liberamente tra passato e futuro, in scenari senza tempo, in luoghi tanto lontani da essere possibili.
 
Ivan Fassio